I parlatori tardivi

I parlatori tardivi

“Mio figlio ha 2 anni e non parla”.

Frequentemente capita di sentire questa frase; i pochi vocaboli e la scarsa intenzionalità comunicativa di un bambino provocano spesso preoccupazione nei genitori. Soprattutto se, a partire dai 2 anni, è facile fare confronti con gli altri.

Ma non tutti i bambini sviluppano il linguaggio allo stesso modo e negli stessi tempi; all’interno di questi bambini vi sono i Parlatori Tardivi.

Il linguaggio verbale ci permette di trasmettere informazioni, di esternare sentimenti, di esprimere richieste… ossia tutte le funzioni del linguaggio teorizzate da Jacobson ; proprio per questo “imparare a parlare” costituisce una delle principali conquiste del bambino, ma anche dei suoi genitori.

Da diversi anni è in corso il dibattito relativo all’utilità di effettuare una presa in carico precoce nei bambini che presentano un ritardo di linguaggio nella fascia di età compresa tra i 24 e i 36 mesi; molti studi sottolineano l’importanza e l’efficacia dell’intervento sia diretto che indiretto (Law et al.,2004; Cable e Domsh, 2011; Rajesh e Venkatesh, 2019). In parallelo a tale dibattito, ci si interroga circa le modalità migliori di presa in carico dei bambini Parlatori Tardivi, tenendo conto della peculiarità della fascia d’età considerata e della mancanza di linee guida condivise. Il bambino piccolo necessita per definizione di modelli dinamici, interattivi e fortemente collegabili con le capacità dell’interlocutore adulto di fornire un valido supporto di sviluppo della comunicazione e del linguaggio, cogliendone le iniziative e le possibilità espressive in condizioni naturali (Bonifacio e Stefani, 2010).

I bambini Parlatori Tardivi (PT) rappresentano una categoria molto ampia tra i bambini in età prescolare, il ritardo di linguaggio si presenta con una prevalenza stimata tra il 5% e 12% (mediana, 6%) nei bambini tra i 2 e i 5 anni di età; l’incidenza di questi bambini non sottoposti a trattamento logopedico in età precoce che necessitano di terapia logopedica in età scolare può essere pari al 16,3% della popolazione infantile in età avanzata fino a 16 anni (Wallace et al., 2015). È anche noto che l’acquisizione tardiva del linguaggio è un indicatore di rischio per il disturbo di linguaggio (Kruythoff-Broekman et al., 2019): circa il 3% dei soggetti PT mantiene un disturbo persistente, questo dato risulta abbastanza coerente con la stima di prevalenza in Italia dei Disturbi Specifici di Linguaggio (DSL – ora denominati Disturbi Primari di Linguaggio, DPL) che si assesta tra il 3-5% (Bonifacio e Stefani, 2010).

L’intervento logopedico si dimostra efficace nel migliorare le abilità fonologiche, il linguaggio espressivo/recettivo e gli aspetti morfosintattici dei bambini Parlatori Tardivi.

Con il termine intervento si va ad indicare qualsiasi trattamento, strategia e programma logopedico preventivo o riabilitativo attuato dal logopedista o da genitori addestrati volto a ridurre il gap tra lo sviluppo atipico e lo sviluppo tipico dei Parlatori Tardivi.

Sabato 16 settembre dalle ore 14, solo su appuntamento, riceverai una consulenza a soli 30 euro della dott.ssa Emma Colombo logopedista di Spazio Ares che potrà aiutarti a capire se tuo figlio è un parlatore tardivo o presenta difficoltà nel linguaggio e come aiutarlo e sostenerlo per stimolare la parola e l’espressione verbale.

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